L’EPICONDILITE Laterale, tradizionalmente chiamata semplicemente Epicondilite, è un’infiammazione di superficie che coinvolge il gomito laterale (la zona esterna).

L’Epicondilite può anche colpire la parte mediale del gomito (la zona interna), ma in quel caso si parla di Epicondilite Mediale o Epitrocleite. Quest’ultima verrà approfondita in un articolo apposito.

Per semplicità di scrittura d’ora in poi useremo il termine Epicondilite per l’Epicondilite Laterale, come si usa in gergo colloquiale e argomento dell’articolo di oggi.

Che cos’è l’epicondilite

L’Epicondilite è un’infiammazione dell’inserzione dei tendini dei muscoli estensori del polso e delle dita (tendinopatia), a livello dell’inserzione di questi sull’epicondilo laterale omerale, nella parte della sua epifisi distale ovvero a livello del gomito.

Spesso, però, si riscontra un’infiammazione associata della capsula articolare del capitello radiale oppure vi sono alterazioni profonde delle articolazioni tra omero, radio e ulna, che si infiammano a livello articolare e capsulare, dando in superficie i sintomi dell’Epicondilite, dell’Epitrocleite, della Borsite Olecranica o di un’infiammazione complessiva di tutto il gomito.

Per tale ragione, è importante non fermarsi ad una prima diagnosi di Epicondilite, ma andare ad approfondire ed effettuare una diagnosi differenziale dell’Epicondilite e dell’Epitrocleite, indagando eventuali problematiche profonde articolari e/o problematiche dell’articolazione del capitello radiale o dell’olecrano.

L’Epicondilite è un disturbo assai comune nel nostro paese, infatti dall’1% al 3% della popolazione ne è affetto. Spesso, come già detto, si presenta associato ad altre problematiche più profonde che devono essere adeguatamente indagate da uno specialista.

Sintomi

L’Epicondilite colpisce soprattutto persone con un’età compresa tra i 35 e i 50 anni, anche se chiunque sia esposto ai relativi fattori di rischio può esserne colpito.

Il paziente prova un dolore acuto a livello del gomito laterale, a livello tendineo, che viene esacerbato da attività che implicano un’estensione forzata del gomito contro una resistenza o una rotazione dell’avambraccio.

Azioni quali ruotare un cacciavite, aprire una porta, portare le buste della spesa possono aggravare la sintomatologia. Col passare del tempo, se la patologia viene trascurata, il dolore diventa sempre più intenso fino ad estendersi lungo l’avambraccio, interferendo con le normali mansioni quotidiane.

Poiché è una patologia degenerativa, se non trattata peggiora per intensità del dolore ed estensione dell’infiammazione. Nei casi più gravi la manifestazione dolorosa arriva a persistere anche a riposo, determinando una riduzione della funzionalità e dell’uso di mano, polso e gomito.

Per la sua progressione costante e la sua tendenza a cronicizzarsi, l’Epicondilite o Sindrome del Gomito del tennista può diventare altamente invalidante e impedire la maggior parte delle attività quotidiane, impattando sulla qualità della vita del paziente.

Di solitoil braccio dominante è colpito con maggiore incidenza; tuttavia, entrambi gli arti ne possono essere colpiti anche contemporaneamente.

Cause

La causa principale di tale patologia è di tipo meccanico, ovvero attribuibile al sovraccarico funzionale dell’articolazione del gomito, cioè il ripetersi di microtraumi dovuti ad un uso continuativo ed eccessivo dell’articolazione, che conduce ad una degenerazione ed infiammazione della struttura tendinea (tendinosi).

Il gomito è coinvolto quotidianamente in un’innumerevole quantità di movimenti, pertanto, in base alle abitudini e mansioni svolte, può essere più o meno soggetto a logorio. In generale, l’Epicondilite è tipica di tutte quelle attività sportive o professionali che prevedano la ripetitività di determinati movimenti che coinvolgono il gomito. Infatti, questa patologia è anche detta Gomito del Tennista, perché il tennis è l’attività sportiva che logora maggiormente le strutture muscolo-scheletriche interessate dal disturbo.

Anche un singolo danno diretto all’epicondilo laterale, come un movimento scorretto oppure un’estensione eccessiva dell’articolazione del gomito, può causare tale lesione.

L’ereditarietà di una maggiore o minore elasticità dei tendini e tessuti connettivali può essere determinante nello sviluppo o meno di questa sindrome.

L’invecchiamento naturale comunque comporta una perdita di elasticità e consistenza delle strutture muscolo-scheletriche, con maggiore propensione agli sfibramenti e sfilacciamenti tendino-muscolari; quindi, può aumenta la probabilità di patologie come l’Epicondilite.

Il diabete insieme ad altre malattie metaboliche, come anche quelle endocrine possono comportare le suddette alterazioni in modo precoce nella vita di una persona.

Ci sono rari casi di Epicondilite anche su base reumatica, che danno la sintomatologia tipica di tale patologia senza avere come causa una sollecitazione abituale dell’articolazione del gomito. Tali casi nascondono usualmente un’infiammazione articolare più profonda.

Diagnosi

Il medico specialista riconosce l’Epicondilite tramite l’esame obiettivo effettuato durante la visita specialistica.

La visita semeiologica manuale prevede la palpazione su determinati punti, lo strofinamento e l’uso di manovre di compressione, estensione, torsione e rotazione esterna e interna del gomito per capire i vari tipi di interessamento della lesione.

Il sintomo locale è di intenso dolore in una zona molto ristretta a livello dell’epicondilo omerale o sui tessuti muscolari che dall’epicondilo si dirigono verso la mano. Lo strofinio e la palpazione in tali zone provoca dolore, come anche la torsione e rotazione. Spesso, nella fase iniziale, i movimenti normali non danno dolore, ma appena si fa uno sforzo (ovvero quando vanno in tensione muscoli e tendini) si percepisce un dolore intenso.

Tipici, durante una visita per sospetta Epicondilite, sono il:

  • Test di Cozen: il medico stabilizza il gomito del paziente tenendo il pollice appoggiato sull’epicondilo. Il paziente viene invitato a fare il pugno, pronare l’avambraccio, radicalizzare ed estendere il polso contro resistenza. Se la manovra scatena dolore acuto e improvviso all’epicondilo, il test è positivo.
  • Test di Mill: il medico, mentre palpa l’epicondilo, prona l’avambraccio del paziente, flettere il polso ed estende il gomito. In caso di epicondilite si scatena un dolore acuto a livello dell’epicondilo.

Questi test rappresentano alcune delle manovre effettuate dello specialista in sede di visita che andranno eventualmente integrate con esami diagnostici per avere un quadro completo della situazione specifica del paziente.

Le indagini diagnostiche sono:

  • La diagnosi radiologica con la semplice RX per mostrare eventuali alterazioni ossee artrosiche o depositi di calcio. Le alterazioni dei tendini estensori delle dita e della mano non sono quasi mai evidenziabili con l’esame radiografico, dal quale si possono desumere solo informazioni indirettesullo stato dell’articolazione e di tutte le componenti radiotrasparenti. Pertanto, non è consigliabile per diagnosticare un’Epicondilite.
  • Un esame ecografico del gomito, che consente di ottenere più informazioni sui tessuti molli, come l’eventuale presenza di falde liquide, rotture o sfilacciamenti dei tendini articolari e dei muscoli connessi, come sullo spessore della capsula articolare. Tuttavia, non è possibile raggiungere le componenti articolari profonde, visti i limiti d’accesso della sonda ultrasonica. Per tale ragione, non è l’indagine ideale in caso di Epicondilite.
  • L’ecografia articolare dinamica, condotta da un medico appositamente addestrato, è in grado di evidenziare versamenti, lesioni ed alterazioni visibili già con l’ecografia ma nelle varie posizioni del gomito comportanti estensioni, trazioni, torsioni, compressioni (che non si potrebbero eseguire in un esame RMN). È altamente consigliata per diagnosticare l’Epicondilite perché potrebbe evidenziare lesioni di tendini e muscoli che potrebbero sfuggire ad un eventuale esame RMN.
  • La Risonanza Magnetica Nucleare (ad alto campo magnetico e con proiezioni seriate “fitte”) ci può mostrare sia le alterazioni dei tessuti molli, che lo stato delle cartilagini articolari e dei tessuti fibro-cartilaginei, con l’unico difetto che va effettuata a sezioni ed in totale immobilità. Inoltre, si possono evidenziare lesioni o alterazioni strutturali profonde dell’osso che sfuggono alla rx ed alle ecografie.

Noi riteniamo poco utili le radiografie rispetto ad una adeguata visita medica semeiologica, come anche le ecografie statiche, ma in caso di necessità di approfondimento diagnostico sono importanti e complementari l’ecografia dinamica articolare abbinata ad un esame RMN.

Pertanto, per la rilevanza diagnostica:

  • la prima valutazione è quella semeiologica MANUALE, durante la visita ortopedica specialistica;
  • la seconda valutazione avviene con l’Ecografia Dinamica Articolare
  • l’ultima valutazione è condotta con un esame RMN.

Terapia dell’epicondilite

In base alla visita ortopedica semeiologica approfondita ed all’identificazione il più possibile precisa delle varie cause, il nostro approccio alla Terapia dell’Epicondilite (“Gomito del Tennista”) si fonda sui seguenti cardini:

  1. Sfiammare globalmente l’articolazione del gomito con una cura antinfiammatoria generale, con l’agopuntura ed eventuali impacchi con oli essenziali
  2. Sfiammare l’articolazione dall’interno, con la Terapia Locale Diretta nel caso in cui l’origine sia profonda
  • Correggere eventuali cause metaboliche
  • Stimolare la RIPARAZIONE di eventuali lesioni tendino-muscolari o della capsula articolare con la Terapia Tri-generativa (Correnti a Radiofrequenza, Ipertermia, Acidi ialuronici a doppio peso molecolare ed elevata concentrazione)

In caso di lesioni tendino-muscolari complete o di grado elevato, la Chirurgia diventa la terapia principe, evitando inutili perdite di tempo per una migliore ricostruzione e un celere recupero delle componenti pesantemente danneggiate.

Un’usura “bone-on-bone” delle cartilagini articolari, nel caso in cui non sia tempestivamente curata per ripristinare la superficie di scorrimento articolare, porterà ad una lesione ossea e tendinea tale da necessitare di una protesi.

Ecco perché la tempestività delle cure è importante in questa patologia, perché può determinare la necessità o meno di un intervento invasivo. Il trattamento chirurgico è necessario raramente e prevede l’escissione dell’area patologica di tendine degenerato e/o la ricostruzione dell’osso usurato. Ad ogni modo, laddove necessario, è risolutivo in circa il 90% dei casi.

L’utilizzo di una fascia di scarico intorno all’avambraccio prossimale è caldamente consigliata per ridurre il dolore mentre si sollevano dei pesi, nel caso in cui si soffra di Epicondilite. Ovviamente, questo espediente è un palliativo da utilizzare contestualmente alla cura della patologia, non in sostituzione. L’uso della fascia diminuisce il carico di peso sul tendine che si inserisce a livello omerale durante movimenti di trazione e porta ad una riduzione del dolore, ma non risolve le cause.

Sintesi

Dietro una patologia all’apparenza banale, come nell’ Epicondilite, si possono quindi nascondere cause più profonde.  Se sottovalutate queste possono portare ad infiammazioni profonde ed insidiose dell’articolazione del gomito, impattando notevolmente sulla qualità della vita della persona e sulla sua indipendenza nello svolgimento delle mansioni quotidiane.

Un’epicondilite può essere anche molto più insidiosa e lunga da curare rispetto a patologie all’apparenza più grave, come una periartrite scapolo omerale.

Pertanto, se vi ritrovate nei descrizione dei sintomi presentati in questo articolo, lo Studio Ortopedico Vernetti è in grado di riconoscere e disinnescare efficacemente le cause e la evoluzione dell’Epicondilite, che non è scontata. Contattaci.